Con l’influenzain
aumento, è boom anche di falsi miti. Intorno alla
malattia stagionale per eccellenza, si sente e si legge
di tutto. Proviamo allora a fare un po’ di chiarezza.
Intanto va specificato chealla
base dell’epidemiologia dell’influenza vi è la marcata
tendenza deivirusinfluenzali
a mutare, ragione per cui essi trovano gran
parte della popolazione immunologicamente suscettibile e
possono quindi diffondersi ampiamente e rapidamente. Di
queste variazioni molecolari – si legge sul sito
dell’Istituto superiore di Sanità – va tenuto conto
nella preparazione deivaccini,
la cui composizione deve essere aggiornata tutti gli
anni.
Influenza: i falsi miti da sfatare
Stare fuori al freddo fa venire l'influenza
È falso. La trasmissione dei virus è difficile
all’aperto. Moltopiù
facile che il contagio avvenga invece in ambienti chiusicome
scuole, uffici o mezzi di trasporto pubblico. Ivirus
influenzali si trasmettonoprevalentemente
per via aerea e si diffondono molto facilmente
attraverso le goccioline di saliva che il malato produce
tossendo, starnutendo o semplicemente parlando,
soprattutto negli ambienti affollati e chiusi.
Le persone senza sintomi non sono contagiose
Non è così.Le persone infette
sono contagiose da un giorno o due prima che i sintomi
compaiano, fino a circa cinque giorni dopo l’inizio
della sintomatologia, talvolta fino a dieci giorni dopo.
Questo significa cheil
virus può essere trasmesso anche da persone
apparentemente sane. I bambini e le persone con
sistema immunitario indebolito, possono essere
contagiosi per un tempo ancora più lungo.
Se ho l’influenza devo prendere gli antibiotici
Niente di più sbagliato.L’antibioticoagisce
contro le infezioni batteriche,l’influenza
è causata invece da un virus. Per questo,assumere
gli antibioticiper curare l’influenza
è inutile, oltre che dannoso. Diverso è il caso in cui
sopraggiungano infezioni batteriche dovute a delle
complicanze della malattia. In quel caso è sempre bene
rivolgersi al proprio medico.
L’influenza non è una malattia grave e vaccinarsi non
serve
Non è esatto.L'influenza non è
grave se la persona è in buona salute e se il virus
responsabile della malattia non è aggressivo. Può
comunque essere unrischio
per le persone con un sistema immunitario compromesso,
come nel caso degli anziani o dei malati oncologici.
Vaccinarsi è il modo migliore di prevenire e combattere
l’influenza, sia perché aumenta notevolmente la
probabilità di non contrarre la malattia sia perché, in
caso di sviluppo di sintomi influenzali, questi sono
molto meno gravi e, generalmente, non seguiti da
ulteriori complicanze.
Mi sono vaccinato quindi non posso prendere l’influenza
Falso- L’influenza è causata da
una moltitudine di ceppi che possono variare di anno in
anno per cui non è possibile garantire una copertura
totale.Il
vaccino erogato è tetravalente: copre dai4
ceppi più comuni di virus(due
sottotipi dell’influenza A e due sottotipi
dell’influenza B). Il vaccino inoltrenon
protegge dai virus parainfluenzali, che causano
spesso sintomi molto simili a quelli dell’influenza.
L’immunità indotta dal vaccino inizia, infine, circa due
settimane dopo la somministrazione edeclina
nell’arco di 6-8 mesie, quindi, si potrebbe
rischiare di essere solo parzialmente protetti nel
periodo più rischioso (ottobre-febbraio). Per questi
motivi e anche perchéi
virus influenzali possono variare da stagione a stagione,
è necessario vaccinarsi a ogni inizio di stagione
influenzale. Novembre è il mese ideale per farlo.
Sono incinta, meglio evitare il vaccino
Falso – Il vaccino è consigliato alle donne che
all’inizio della stagione influenzale sono nel secondo o
nel terzo trimestre digravidanza,
per evitare il rischio di complicanze o di ricoveri
correlati all’influenza. Il vaccino antinfluenzale è
consigliato anche durante l’allattamento,
perché permette di rinforzare le difese immunitarie del
neonato.
Per approfondire guarda anche: “Influenza”
22/11/2018
22/11/2018
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da raffreddamento|Microbiologia
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Nonostante le più frequenti malattie infiammatorie
dell’apparato respiratorio non richiedano alcuna terapia, ma
solo un po’ di pazienza, si continua a fare un uso
indiscriminato dell’aerosol. Un fenomeno, questo, del tutto
italiano. Fatta eccezione per malattie molto rare, infatti,sono
soltanto due i casi in cui è scientificamente corretto l’uso
dell’aerosol: l’asma bronchiale e la laringite
acuta (o croup).
Quanto
farmaco arriva ai polmoni?
Bisogna sapere che, del farmaco che mettiamo nell’ampolla
insieme alla soluzione salina,solo una
parte (inferiore al 10-12%) raggiunge i polmoni; il
resto si deposita nella gola, viene inghiottito, assorbito
dal tubo digerente e inattivato durante il suo passaggio
attraverso il fegato. La frazione che arriva ai polmoni è
addirittura inferiore al 5% nei bambini sotto i 5 anni e
arriva solo al 3% in quelli di 1-2 anni.
Non sempre
innocuo
L’aerosol, oltre a essere usato a sproposito e funzionare
poco, non è neanche innocuo come si crede. L’impiego
indiscriminato dei cortisonici e dei broncodilatatori per
inalazione, infatti, spesso causa candidosi (un fungo che si
manifesta nella bocca con membrane biancastre), voce rauca,tremori
e tachicardia, fino ad arrivare all’ostruzione dei bronchi,
cioè la loro chiusura causata da una terapia che voleva
ottenere il risultato opposto, ossia la loro dilatazione.
Altolà dell’Oms: attenti albotulino,
una delle tossine batteriche più letali (in scarsa presenza di ossigeno)
conosciute al mondo.
Le tossine botuliniche bloccano le funzioni nervose e possono
portare a paralisi respiratoria e muscolare.
Il botulismo umano può riferirsi al botulismo alimentare, al botulismo
infantile, al botulismo della ferita e al botulismo per inalazione o
altri tipi di intossicazione.
Il botulismo di origine alimentare, causato dal consumo di alimenti
trattati in modo improprio, è una malattia rara ma potenzialmente fatale
se non diagnosticata rapidamente e trattata con antitossina.
Gli alimenti in scatola, conservati o fermentati fatti in casa sono una
fonte comune di botulismo alimentare e la loro preparazione richiede
un'attenzione particolare.
Botulismo alimentare
IlClostridium botulinumè un
batterio anaerobico, il che significa che può crescere solo in assenza
di ossigeno. Il botulismo di origine alimentare si verifica quando C.
botulinum cresce e produce tossine nel cibo prima del consumo. C.
botulinum produce spore che esistono ampiamente nell'ambiente, compreso
suolo, fiumi e acqua di mare.
La crescita dei batteri e la formazione di tossine si verificano in
prodotti con basso contenuto di ossigeno e alcune combinazioni di
temperatura di conservazione e parametri di conservazione. Ciò accade
più spesso in alimenti non trattati in modo adeguato, confezionati in
casa o imbottigliati in casa.
C. botulinum non cresce in condizioni acide (pH inferiore a 4.6), e
quindi la tossina non si forma in alimenti acidi (tuttavia, un pH basso
non degrada alcuna tossina preformata). Combinazioni di bassa
temperatura di conservazione e contenuti salini e / o pH sono anche
usati per prevenire la crescita dei batteri o la formazione della
tossina.
La tossina botulinica è stata trovata in una varietà di alimenti, tra
cui verdure conservate a basso contenuto di acido, come fagiolini,
spinaci, funghi e barbabietole; pesce, compreso il tonno in scatola,
pesce fermentato, salato e affumicato; prodotti a base di carne, come
prosciutto e salsiccia.
Il cibo implicato differisce tra i paesi e riflette le abitudini
alimentari locali e le procedure di conservazione degli alimenti.
Occasionalmente sono coinvolti alimenti preparati commercialmente.
Sebbene le spore di C. botulinum siano resistenti al calore, la tossina
prodotta dai batteri che crescono dalle spore in condizioni anaerobiche
viene distrutta mediante ebollizione (ad esempio, a temperatura interna
superiore a 85 ° C per 5 minuti o più). Quindi, gli alimenti pronti al
consumo in confezioni a basso contenuto di ossigeno sono più
frequentemente coinvolti in casi di botulismo alimentare.
Botulismo infantile
Il botulismo infantile si verifica soprattutto nei bambini di età
inferiore a 6 mesi. Diverso dal botulismo alimentare causato
dall'ingestione di tossine preformate negli alimenti, si verifica quando
i bambini ingeriscono spore di C. botulinum , che germinano in batteri
che colonizzano nell'intestino e rilasciano tossine. Nella maggior parte
degli adulti e dei bambini di età superiore a circa 6 mesi, questo non
dovrebbe accadere perché le difese naturali nell’intestino che si
sviluppano nel tempo impediscono la germinazione e la crescita del
batterio.
C. botulinum nei neonati comprende stitichezza, perdita di appetito,
debolezza altri sintomi. Sebbene ci siano diverse possibili fonti di
infezione per il botulismo infantile, il miele contaminato da spore è
stato associato a numerosi casi. Pertanto, genitori e operatori sanitari
sono avvisati di non dare da mangiare ai bambini prima dell'età di 1
anno.
Botulismo delle ferite
Il botulismo della ferita è raro e si verifica quando le spore penetrano
in una ferita aperta e sono in grado di riprodursi in un ambiente
anaerobico. I sintomi sono simili al botulismo di origine alimentare, ma
possono essere necessarie fino a 2 settimane per comparire. Questa forma
della malattia è stata associata ad abuso di sostanze, in particolare
quando si iniettava eroina nera.
Botulismo per inalazione
Il botulismo per inalazione è raro e non si presenta in modo naturale.
E’ associato ad esempio a eventi accidentali o intenzionali (come il
bioterrorismo) che provocano il rilascio delle tossine negli aerosol. Il
botulismo per inalazione mostra un'impronta clinica simile al botulismo
alimentare. La dose letale mediana per l'uomo è stata stimata in 2
nanogrammi di tossina botulinica per chilogrammo di peso corporeo, che è
circa 3 volte maggiore rispetto ai casi alimentari.
Dopo l'inalazione della tossina, i sintomi diventano visibili tra 1-3
giorni, con tempi di esordio più lunghi per i livelli più bassi di
intossicazione. I sintomi procedono in modo simile all'ingestione della
tossina botulinica e culminano nella paralisi muscolare e
nell'insufficienza respiratoria.
Altri tipi di intossicazione
Il botulismo a base acquosa potrebbe teoricamente risultare
dall'ingestione della tossina preformata. Tuttavia, poiché i processi di
trattamento delle acque comuni (come la bollitura, la disinfezione con
soluzione di candeggina di ipoclorito allo 0,1%) distruggono la tossina,
il rischio è considerato basso. Il
botulismo di origine indeterminata di solito comporta casi negli adulti
in cui non è possibile identificare alcun alimento o fonte di ferita.
Questi casi sono paragonabili al botulismo infantile e possono
verificarsi quando la normale flora intestinale è stata alterata a
seguito di procedure chirurgiche o terapia antibiotica.
Le cinque chiavi dell'Oms per la sicurezza alimentare servono come base
per programmi educativi per addestrare gli operatori del cibo e educare
i consumatori. Sono particolarmente importanti nel prevenire
l'intossicazione alimentare.
Le cinque chiavi sono:
1. mantenere pulito
2. separato crudo e cotto
3. cucinare a fondo
4. mantenere il cibo a temperature sicure
5. utilizzare acqua e materie prime sicure.
Le epidemie di botulismo sono rare, ma sono emergenze di salute pubblica
che richiedono un rapido riconoscimento per identificare la fonte della
malattia, distinguere i tipi di epidemia (tra naturali, accidentali o
potenzialmente intenzionali), prevenire ulteriori casi e amministrare
efficacemente il trattamento ai pazienti affetti.
Il trattamento efficace dipende in modo significativo dalla diagnosi
precoce e dalla rapida somministrazione dell'antitossina delbotulino.
Il ruolo dell'Oms nel rispondere alle epidemie di botulismo che possono
essere di interesse internazionale è il seguente.
Sorveglianza e rilevamento: l'Oms sostiene il
rafforzamento della sorveglianza nazionale e dei sistemi di allerta
internazionali per assicurare una rapida individuazione di focolai
locali e un'efficace risposta internazionale. Lo strumento principale
dell'Oms per queste attività di sorveglianza, coordinamento e risposta è
l'uso della Rete internazionale delle autorità per la sicurezza
alimentare (INFOSAN) che collega le autorità nazionali degli Stati
membri incaricate della gestione degli eventi di sicurezza alimentare.
Questa rete è gestita congiuntamente dalla FAO e dall'Oms.
Valutazione del rischio: la risposta dell'Oms si basa
su una metodologia di valutazione del rischio che include la
considerazione dell'eventualità che l'epidemia sia naturale, accidentale
o, eventualmente, intenzionale. L'Oms fornisce anche valutazioni
scientifiche come base per gli standard internazionali di sicurezza
alimentare, linee guida e raccomandazioni elaborate dalla Commissione
del Codex Alimentarius.
Contenimento della malattia: l'Oms si coordina con le
autorità nazionali e locali al fine di contenere i focolai alla fonte.
Assistenza: l'Oms coordina le agenzie internazionali,
gli esperti, i laboratori nazionali, le compagnie aeree e le
organizzazioni commerciali per mobilitare attrezzature, materiali e
forniture per la risposta, compresa la fornitura e la somministrazione
di antitossina botulinica.
Categorizzare tutti i grassi come cattivi, non è il modo
migliore per avvicinarsi a questo complicato gruppo di
alimenti. Certo, mangiare troppi grassi alimentari cattivi
può portare a problemi di salute, compreso l’aumento di peso
e il colesterolo alto, ma esistono diversi grassi buoni
necessari per il corretto funzionamento dell'organismo.
Questi grassi buoni svolgono diverse funzioni, come
mantenere alti i livelli energetici, proteggere gli organi e
garantire che le vitamine fondamentali vengano assorbite
dall'organismo.
Una
guida rapida ai grassi per imparare a leggere le etichette e
pianificare i propri pasti.
Semaforo verde: grassi insaturi
Secondo gli esperti della salute, circa un quarto delle
calorie totali quotidiane deve provenire dai grassi
insaturi. Ciò significa che se segui una dieta da 2.000
calorie al giorno, di media, circa 500 calorie devono
provenire da una delle fonti elencate qui sotto.
Grassi polinsaturi:tra le buone
fonti di grassi polinsaturi vi sono gli oli vegetali
come quello di girasole, di mais e di soia. In realtà, i
grassi polinsaturi contribuiscono a ridurre il rischio
di cardiopatie favorendo l’abbassamento del livello di
colesterolo. Gli acidi grassi omega 3, un altro tipo di
grassi polinsaturi, si ritrovano nel pesce grasso, come
il salmone, lo sgombro e le aringhe. Tra le fonti
vegetali di omega 3 vi sono le noci e i semi di lino.
Grassi monoinsaturi:tra le fonti
migliori di grassi monoinsaturi vi sono l’olio di oliva,
l’olio di arachidi e l’olio di canola, oltre all’avocado
e a diversi tipi di nocciole. I grassi monoinsaturi
favoriscono anche l’abbassamento del livello di
colesterolo.
Semaforo giallo: grassi saturi
Secondo l’American Heart Association, la quantità di grassi
saturi deve essere inferiore al 7% delle calorie totali
introdotte giornalmente.
Grassi saturi:i grassi saturi si
trovano nei cibi di origine animale, come la carne, il
pollame, il burro e il latte intero.
Semaforo rosso: grassi trans
I
grassi trans devono costituire meno dell’1% delle calorie
totali introdotte giornalmente.
Grassi trans (detti ancheoli
parzialmente idrogenati):si
trovano in numerosi prodotti da forno acquistabili al
supermercato, come cracker, biscotti e dolci, come anche
in cibi fritti quali ciambelle e patatine fritte. Anche
molte margarine e strutti contengono i grassi trans. Se
non sai se un cibo contiene i grassi trans, controlla
l’etichetta delle informazioni nutrizionali, i grassi
trans sono riportati sotto i grassi saturi.
Influenza: colpiti 5 milioni di italiani.
Si teme il virus australiano.
Saranno almeno 5 milioni gli italiani che, secondo i
virologi, saranno colpiti dall'influenza nella stagione
2017-2018.
Anche se l'imminente picco dei casi non si è ancora
registrato, le notizie provenienti da altri Paesi non
lasciano ben sperare, con il cosiddetto'virus
australiano'che desta particolare
preoccupazione.
A mettere in guardia è il virologo Fabrizio Pregliasco,
ricercatore dell'Università di Milano e Direttore
sanitario IRCCS Galeazzi: “si tratta di H3N2, qui poco
diffuso. In Australia c'è stato un alto incremento della
diffusione della malattia a causa del virus H3N2, con un
aumento dei casi gravi rispetto agli anni precedenti; in
Gran Bretagna la prevalenza dello stesso virus, ancora
poco diffuso in Italia, sta mettendo in ginocchio il
sistema sanitario per un boom di ricoveri”.
Ad oggi sono stati già colpiti 2 milioni di italiani, di
cui 672mila nell'ultima settimana. La causa però "non è
solamente l'influenza vera e propria; infatti, si stanno
ancora registrando infezioni ad opera di virus
para-influenzali: sono 262 virus diversi che hanno
sintomi meno pesanti, ma ugualmente debilitanti".
"La vera influenza si riconosce perché causa la presenza
contemporanea di tre fattori:febbre
elevata, sintomi sistemici come dolori muscolari e
sintomi respiratori o mal di gola. Questi
sintomi perdurano per giorni e, nei soggetti più deboli,
possono insorgere gravi complicanze".
Fonte: dottnet.it
Influenza
in
arrivo!
Serve
l'antibiotico?
In caso
di
influenza
non
occorre
assumere
antibiotici;
anzi,
l’utilizzo
ingiustificato
e
l’abuso
di
questi
farmaci,
oltre a
poter
determinare
un
ulteriore
abbassamento
delle
difese
immunitarie
del
soggetto,
contribuisce
a
sviluppare...
E ad alte dosi sono anche pericolosi per la salute
Prendere vitamina D
e calcio non preserva gli anziani da fratture: è quanto emerso da un maxi
studio su un totale di oltre 51 mila individui over-50 (la revisione di 33
studi precedentemente pubblicati)pubblicato
sulla rivista JAMA."E' tempo per gli anziani di
smettere di prendere calcio e vitamina D e di cambiare le linee guida in
materia", afferma l'autore del lavoro Jia-Guo Zhao, del dipartimento di
chirurgia ortopedica dell'ospedale Tianjin in Cina.
Gli esperti hanno
osservato che coloro che prendono calcio e vitamina Dalle
dosi raccomandate non presentano un rischio di frattura inferiore ai
coetanei che non assumono questi integratori o che hanno assunto placebo.Semplicemente,
quindi, non si è osservato alcun effetto protettivo dall'assunzione di
questi integratori che invece alle alte dosi cui spesso sono
assunti (fino a 1.000 Unità internazionali) sono stati associati a rischio
di cancro, calcoli renali, e anche di morte prematura.
Fonte: ansa
Cortisone: ecco qual è l’orario migliore in cui assumerlo per limitare gli
effetti collaterali
niente cortisonici allasera
Pubblicato il 12/12/2017
L’orario in cui si assumono i farmaci è molto importante. Soprattutto quando
si tratta dicortisone.
È uno studio italiano a sostenerlo: assumere il cortisone a unorariopreciso,
infatti, potrebbelimitarne
gli effetti collaterali. Vediamo perché.
Cortisone: a che ora assumerlo
Lastudioarriva
dall’Università la Sapienza di Roma e dalla Federico II di Napoli, ed è
stato recentemente pubblicato sulla rivistaLancet
Diabetes and Endocrinology.
La ricerca ha coinvolto 110 individui affetti da insufficienza surrenalica,
dimostrando che cambiando iltimingdellasomministrazione
di cortisonici, grazie a una formulazione più rispettosa della
criobiologia della secrezione dell’ormone cortisolo, si riducono gli effetti
collaterali. In particolare, rispettando un orario preciso si migliora il
peso corporeo, il metabolismo degli zuccheri e il numero di infezioni
virali. E soprattutto, si migliora la qualità di vita dei pazienti.
I risultati sono molto incoraggianti sia per chi soffre diinsufficienza
surrenalicasia per coloro che assumonocortisoniciogni
giorno, come ipazienti
oncologicio chi soffre dibronchite
cronica. Anche chi è affetto da malattie reumatiche può trattare
beneficio da questo studio.
È ildr.
Andrea Lenzi, firma autorevole dello studio, a spiegarci il perché.
«Ogni
cellula del nostro organismo dispone di un proprio orologio interno» e,
per far sì che queste funzionino al meglio, «serve
qualcosa che sincronizzi tutti questi milioni di orologi fornendo un orario
unico». Ebbene, sono proprio i cortisonici uno dei principali
meccanismi di sincronizzazione dell’organismo, che si calibrano in base al
ciclo sonno-veglia e luce-ombra. «Se
noi li somministriamo all’orario sbagliato– continua
Lenzi –è
come se inducessimo una specie di jet-lag nelle nostre cellule».
Sicuramente è necessario individualizzare il trattamento e coordinarlo con
lo stile e le abitudini della persona che si deve sottoporre al trattamento.
«Ma
in linea di principio è possibile affermare dire che i
cortisonici non vanno assunti la sera.
Soprattutto non dobbiamo creare picchi multipli dicortisolo
circolante durante la giornata».
«Un pietra miliare»
Insomma, per i cortisonici è tutta una questione di orario. Se vengono
assunti in modo anti-circadiano, senza dunque rispettare il nostro orologio
biologico, possono provocareeffetti
collateralideleteri e inaspettati come facilitare,
invece che ridurre, la flogosi cronica.
Anche dal nord d’Europa arrivano riscontri assolutamente positivi su questa
ricercamade
in Italy.Gudmundur Johansson,
dell’Università di Goteborg in Svezia, ha infatti scritto un editoriale di
accompagnamento allo studio, dimostrandosi entusiasta.
«Già
diversi studi avevano mostrato come i glucocorticosteroidi producessero
effetti avversi in uno stato di disordine del ritmo circadiano–
ha scritto –Nello
studio DREAM gli autori hanno osservato gli effetti del cortisolo in
pazienti con insufficenza primaria e secondaria, rilevandone anche il ruolo
nella risposta immunitaria. Si potrebbe obiettare che lo studio è stato
condotto su una popolazione eterogenea di pazienti, ma è proprio
l’eterogeneità la forza di questo lavoro, perché dà ulteriore valore ai dati
raccolti in due tipi diversi di insufficienza renale. DREAM è dunque un
pietra miliare per lo studio della sostituzione ormonale nei pazienti con
insufficienza renale e per l’importanza del rapporto tra ritmo circadiano e
cortisolo”.
Insomma, niente cortisonici allasera. E addio (per quanto possibile!)
effetti collaterali.
“Per la prossima stagione sonoprevisti
dai 4 ai 5 milioni di casi diinfluenzaoltre
agli 8/10 milioni di sindromi provocate da altri virus respiratori:
un’epidemia, quindi, di media entità. Avremo un solo nuovo virus in
circolazione – il H1N1 pdm 09 (A/Michigan/45/2015) – una variante similare
ai virus dell’anno scorso”. Parole del professor Fabrizio Pregliasco,
virologo e ricercatore del Dipartimento di scienze biomediche per la salute
dell’Università degli Studi di Milano e Direttore sanitario IRCCS Galeazzi
di Milano.
Riprende: “Tanto dipenderà anche dal meteo: se questo inverno dovesse essere
più lungo e freddo sicuramente si avranno molti più pazienti influenzati.
Se, al contrario, l’inverno fosse più mite, saranno invece i virus
cosiddetti cugini dell’influenza, denominati virus parainfluenzali, ad
essere avvantaggiati”.
Tutto quello che c’è da sapere sull’influenza
Che cosa si intende con il termine di “influenza”? Quali sonoi
sintomiche ci fanno comprendere se si tratta di reale
influenza oppure, al contrario, di sindromi parainfluenzali o di infezioni
respiratorie? Cosa occorre sapere sul vaccino? Sono tutti interrogativi ai
quali occorre rispondere e, in tal senso, un aiuto importante arriva da
un’indagine di Assosalute - Associazione nazionale farmaci di
automedicazione in merito al comportamento degli italiani nel prevenire e
affrontare l’influenza. Ma procediamo con ordine.
Il termine “influenza” include, di prassi, una miriade di forme infettive
causate da numerosi virus, che solitamente circolano nell’arco di quattro
mesi (da dicembre a marzo). Precisamente, si può parlare di “vera influenza”
soltanto quando si verificano, in contemporanea, tre condizioni:febbre
elevataa insorgenza brusca, sintomi sistemici (dolori
muscolari/articolari), sintomi respiratori (tosse,
naso che cola, congestione/secrezione nasale oppuremal
di gola).
In tutti gli altri casi si parla delle già citate sindromi parainfluenzali
(o infezioni respiratorie), che hanno nel raffreddore lo “sfogo” più comune
(naso otturato e starnuti frequenti sono i sintomi principali del
raffreddore).
I risultati dell’indagine di Assosalute
Dallo studio condotto è emerso che nel nostro Paese una buona fetta di
popolazione, circa il 15% non fa nulla per evitare di ammalarsi; il resto,
invece, tenta di prevenire il contagio attraverso comportamenti di buon
senso:coprirsinel
migliore dei modi (55,1%),evitare
gli sbalzi di temperatura(50,8%) elavarsi
di frequente le mani(40,8%) rappresentano le misure
preventive più diffuse contro l’influenza.
Nel momento in cui ci sia ammala ifarmacisenza
obbligo di ricetta, di automedicazione risultano essere il rimedio al quale
si ricorre di più (57%) in caso di sintomi influenzali e da raffreddamento.
Rimangono validi anche itradizionali
rimedi della nonna(spremute, brodo caldo,latte
con miele) a cui si affidano quasi il 42% degli intervistati. E ancora,
il 22,5%, degli interpellati dichiara di ricorrere agliantibiotici.
In caso di malesseri influenzali, il medico di famiglia resta un riferimento
importante al quale si rivolge il 50% della popolazione. Nel 40,5% dei casi,
invece, si fa leva solo sulla propria esperienza (curandosi con farmaci da
banco), mentre il 21% della popolazione (in particolar modo le donne) si
affida ai consigli del farmacista. E ancora, le persone più mature sono
anche le più consapevoli delle complicanze dell’influenza e delvalore
delvaccino
antinfluenzale: il 45% degli over 65 ammette di fare il vaccino
tutti gli anni (contro il 14% del dato medio).
L’importanza del vaccino antinfluenzale
Il vaccino rappresenta un’opportunità fondamentale e, in alcuni casi,un
vero e proprio salvavita per i soggetti a rischio(i
malati con patologie cardiache e respiratorie di qualsiasi età). Allo stesso
tempo il vaccino è, per tutti, un’opportunità di riduzione dell’assenteismo
scuola/lavoro e del rischio di contagiare soggetti fragili all’interno del
nucleo familiare. Ciò detto, il vaccino non protegge da tutte le forme non
dovute a virus influenzali. Meglio: la possibilità di prendere l’influenza
non è eliminata ma, in caso di malattia, i sintomi risulterebbero meno
invasivi.
Come comportarsi in caso di contagio influenzale?Il
suggerimento è quello di riposare e ricorrere a farmaci di automedicazione.
In merito alla prevenzione, invece, è bene mantenere un’alimentazione
ricca di frutta e verdura fresche, vestirsi a “cipolla” ed evitare
– laddove possibile – i luoghi più affollati e umidi (palestre, cinema,
teatri e metropolitane su tutti), che possono essere un covo di virus
influenzali.
Per approfondire guarda anche: “Influenza, al via la campagna di
vaccinazione 2017-18”
Fino a 1/5 delle prescrizioni di questo farmaco non sono necessarie
Non l'antibiotico,
ma casa e riposo: e' questa la 'ricetta' che i medici dovrebbero scrivere a
molti pazienti. Circa un quinto delle prescrizioni di questi
farmaci non sono infatti necessarie, trattandosi di malattie che migliorano
da sole. Lo dicono gli esperti di Public Health England (Phe), agenzia del
ministero della Salute inglese, come segnala la Bbc. L'abuso
di antibiotici rende le infezioni più difficili da trattare, creando dei
batteri resistenti a molti farmaci. Si stima infatti che 4 casi su 10 di
infezione nel sangueda Escherichia coli non si possa
trattare con gli antibiotici di prima scelta, e che entro il 2050 le
infezioni resistenti nel mondo mieteranno più vittime di quante ne faccia il
cancro ora.
Gli antibiotici
sono essenziali nei casi di sepsi, polmonite, meningiti batteriche
e altre gravi infezioni, mentre non lo sono per altre malattie. Tosse o
bronchite per esempio passano da sole in tre settimane, e l'antibiotico può
'accorciarne' la durata solo di 1-2 giorni, dicono gli esperti inglesi. "La
maggior parte dinoi
guarisce dalle infezioni di volta in volta grazie al proprio sistema
immunitario. Spesso gli antibiotici non sono necessari per disturbi comuni",
sottolinea Paul Cosford,direttore medico di Phe. I pazienti non
dovrebbero quindi andare dal medico aspettandosi che gli venga prescritto
l'antibiotico. L'indicazione che dovrebbero ricevere, per infezioni che il
nostro organismo può gestire da solo, è di "riposare, bere molti liquidi e
usare farmaci per far passare dolore e fastidi, come il paracetamolo. Un
medico è in grado di dire quando l'antibiotico è davvero necessario",
conclude.
Sembra influenza, ma non lo è
Piogge e sbalzi termici hanno complicato il rientro dalle vacanze con il
manifestarsi di episodi simil-influenzali, bronchiti e forme asmatiche. Malgrado
le precipitazioni di questi giorni, infatti, le concentrazioni nell'aria di
alcuni pollini (graminacee, ambrosia e composite) rimangono a livelli medi. Gli
improvvisi cambiamenti di temperatura sono poi un altro fattore che scatena
reazioni asmatiche nei soggetti predisposti. Ma più in generale il clima
capriccioso ha favorito il diffondersi in città di forme virali simil-
influenzali, che interessano le alte vie respiratorie con conseguenti episodi di
faringo-tracheite e bronchite. La tosse la fa da padrona, secca, stizzosa o
produttiva (con catarro) persiste per giorni. Talvolta si possono avere febbri
alte che accompagnano le forme più aggressive, che nei pazienti più fragili
necessitano della valutazione medica.
Lafine
delle vacanze estiveè un momento spesso complicato da
gestire, non soltanto per i più piccoli che passano dai tuffi in acqua a
quelli, meno allettanti, tra i libri scolastici. A ferie finite, i benefici
ottenuti in vacanza possono essere un lontano ricordo. Per molte persone,
infatti, riprendere i ritmi lavorativi e tornare alla routine dopo le ferie
è fonte di ansia e preoccupazione. Si parla, in questi casi, distress
da rientro, un disturbo che colpisce milioni di italiani alle prese
con il ritorno alla quotidianità.
Come si presenta la sindrome da rientro
La sindrome da rientro è caratterizzata da diversi sintomi:insonnia,
nervosismo, ansia, stanchezza e, nei casi più gravi, leggeradepressione.
Spesso, al rientro in città dopo le vacanze, ci si sente fisicamente
appesantiti, incapaci di concentrarsi, psicologicamente non pronti,
schiacciati dal senso del dovere e dalle responsabilità. E l’età, in questi
casi, non conta.
Stress da rientro: i consigli per affrontare al meglio il ritorno alla
normalità
Come gestire lo stress da rientro?Seguendo alcuni
consigli utili, tornare ai propri ritmi abituali sarà più facile: si potrà
ridurre il carico di stress e affrontare con più energie le giornate
lavorative.
Riprendere le abitudini gradualmente: rientrare dalle vacanze
con qualche giorno di anticipo consente di evitare un impatto troppo
duro alle temperature e ai ritmi della città. Se possibile, anche il
lavoro andrebbe ripreso per gradi.
Organizzare attività che si trovano noiose: un minimo di
pianificazione, in questo senso, è importante per evitare di essere
assaliti dall’ansia. Ad esempio, sistemare la casa e fare ordine
liberandosi del superfluo, per sentirsi più “leggeri” (anche di testa).
Ritagliarsi degli spazi di riflessione: in vacanza si ha più
tempo per pensare. Al rientro, condizionati dagli impegni, il rischio è
di non avere uno spazio né fisico né mentale per riflettere. Che invece
va trovato, cosicché i pensieri affluiscano spontaneamente.
Dormire a orari regolari: l’ideale sarebbe rispettare il
proprio ritmo circadiano edormire
per 8/10 ore al giorno. Attenzione all’insonnia, un’eventualità più
che probabile al rientro dalle vacanze.
Seguire un’alimentazione idonea: se in vacanza, anche a tavola,
si ha un po’ esagerato, è meglio tornare ad una dieta sana ed
equilibrata, ricca di frutta e verdura di stagione, con una buona dose
(senza esagerare) di carboidrati. È molto importante, inoltre,bere
molta acqua.
Fare movimento all’aria aperta: al rientro dalle vacanze estive
l’inverno è ancora lontano. Chi era abituato a correre sulla spiaggia, a
grandi nuotate oppure a lunghe camminate nei boschi non dovrebbe perdere
queste ottime abitudini, “ricostruendole” in città.
Leggere di più: soprattutto prima di andare al dormire. Un buon
libro non deve mai mancare sul comodino mentre, prima di coricarsi, si
può fare a meno di computer, tablet, smartphone e (perché no) della tv,
che in vacanza è quasi sempre spenta.
Impostare un risponditore automatico della mail: subito dopo il
rientro dalle vacanze estive, potrebbe essere utile impostare sul
proprio computer un risponditore automatico quando si ricevono le mail,
scegliendo alcuni destinatari specifici. La parola d’ordine anche in
questo caso è gradualità.
Usare profumi rilassanti: a casa oppure in ufficio, chi può
dovrebbe circondarsi di profumi capaci di ridurre lo stress. Tra i più
suggeriti c’è il profumo di lavanda, un vero e proprio toccasana contro
ansia e stress.
Programmare un weekend di relax: se è vero che gli esami non
finiscono mai, anche le vacanze – in qualche modo – dovrebbero essere
“infinite”. Impossibile? Non proprio. Spesso, infatti, basta regalarsi
qualche weekend di relax per ricaricarsi nel modo giusto.
Di frequente ci si dimentica che, per fortuna, esiste un vero e proprioperiodo
di transizione tra le vacanze e il ritorno alla quotidianità. Ed è
proprio su questo lasso di tempo che bisogna investire le proprie energie,
complice una buona forza di volontà, per non farsi trovare impreparati e
vivere il ritorno a casa con più leggerezza.
Se
da una parte l’estate per i più è sinonimo di divertimento e “risveglio” dei
sensi addormentati, tra caldo, umidità, mare, viaggi e bagni pubblici, le ferie
possono anche mettere a dura prova il benessere delle parti intime. A redigere
il decalogo per una corretta igiene intima in vacanza èAugustoEnrico
Semprini,ginecologo e immunologo riproduttivo.
Attenzione a dove ti siedi. In estate, complici indumenti corti come shorts
e minigonne, è più facile entrare in contatto con superfici che ospitano batteri
e funghi. Quindi attenzione a dove ci si siede. Utilizzare un asciugamano o un
telo asciutto è una buona arma per prevenire eventuali fastidi, soprattutto se
ci siede, ad esempio, al bar della spiaggia indossando solo il costume.
Rischio costume bagnato.L’umidità può favorire lo sviluppo di
alcune infezioni. Quindi indumenti umidi, come il costume bagnato, possono
favorire la macerazione dei tessuti e ridurre la capacità di difesa dalle
infezioni. È buona pratica portare sempre un costume di ricambio e lavarlo con
il sapone dopo il suo utilizzo.
Sos sabbia. La sabbia, soprattutto quella umida della battigia, può essere
veicolo di infezioni genitali e delle vie urinarie. Meglio evitare il contatto
diretto.
Sciacquarsi con acqua dolce dopo il bagno.Dopo il bagno in
mare o in piscina è consigliabile sciacquarsi con acqua dolce per eliminare
residui di sale, sabbia o cloro, potenziali veicoli di batteri. Dopo il
risciacquo indossare un costume pulito e asciutto.
Mai senza il proprio asciugamano. Usare un asciugamano pulito e asciutto per
sdraiarsi su lettini, sdraio, a bordo piscina o su altre superfici umide. È
importante che l’utilizzo dell’asciugamano sia personale.
Rinfrescarsi dal sudore in viaggio. In viaggio le alte temperature estive
causano spesso un eccesso di sudorazione, che può essere causa di proliferazione
batterica. Prevedere delle soste in cui rinfrescarsi con l’aiuto di acqua o di
specifiche salviettine detergenti.
Meglio la doccia delle vasche da bagno. Nei luoghi di villeggiatura spesso
non è disponibile il bidet. È quindi preferibile per l’igiene intima quotidiana
ricorrere alla doccia invece che alla vasca perché consente di evitare il
contatto con superfici umide e potenzialmente veicoli di germi e batteri.
Sì alla biancheria di cotone.La scelta della biancheria è un
passaggio importante, quando si prepara la valigia bisogna sempre prevedere un
cambio quotidiano della biancheria intima. Prediligiamo quindi la biancheria in
cotone evitando quella in tessuto sintetico.
No a indumenti troppo attillati.Viste le temperature molto
elevate e le lunghe ore passate in viaggio è consigliabile evitare indumenti
troppo aderenti, costrittivi o tessuti sintetici, che potrebbero causare
eccessiva sudorazione, sfregamenti e irritazioni.
Ricordarsi di mettere in valigia un detergente delicato.È
consigliabile non lasciare a casa il detergente intimo personale, senza
dimenticare quando ci si imbarca su un aereo con il bagaglio a mano di metterlo
in un contenitore che non superi i 100 millilitri.
Con l’avvicinarsi della stagione estiva le temperature aumentano,
raggiungendo spesso limiti difficilmente tollerabili: sono i giorni e le ore
in cui il termometro segna oltre 35°C, e se a queste cifre si unisce
un’umidità elevata la sopportazione diventa veramente difficile.
Non è però solo un problema di tolleranza e di fastidio: sono purtroppo
notizie non rare idecessi
causati dal colpo di calore comune, soprattutto a carico di bambini
e di anziani, per non parlare di cani (a titolo di esempio, nel 2015 in
India, dove sono state raggiunte temperature ambientali di 47°C, in una sola
settimana sono morte 1.500 persone a causa di colpo di calore).
Che cos’è il colpo di calore
Per chiarire di che cosa si tratti vediamo di spiegarlo in termini
comprensibili. L’uomo non è un pesce, né un coccodrillo e neppure un rospo,
ma un animale a sangue caldo, un essere vivente cioè che, al pari di uccelli
e mammiferi, possiede unaregolazione
autonoma della temperatura corporea, dipendente da complessi
meccanismi di neuroregolazione che, agendo sul calore prodotto e sul calore
disperso, mantiene la temperatura dell’organismo in un range ristretto:
36.5±0.7°C.
I meccanismi con cui si attua questa omeostasi termica sono in parte
automatici (sudorazione, respirazione) ed in parte volontari, questi ultimi
rappresentati dallo spostarsi in ambienti a temperatura più adatta, mettere
o togliere vestiti, aumentare o diminuire l’attività fisica che produce
calore, aumentare o diminuire la quantità di cute esposta all’ambiente.
Quando la temperatura corporea interna supera i 37.2°C si parla di
ipertermia e, mano a mano che la temperatura aumenta, l’organismo subisce
danni sempre maggiori: gli enzimi vengono denaturati, le funzioni
nei mitocondri alterate, le membrane cellulari destabilizzate e il
metabolismo dipendente dall’ossigeno stravolto, con il risultato che, oltre
una certa soglia, la morte è la conseguenza inevitabile.
Le condizioni che predispongono all’insorgenza di un’ipertermia sono
molteplici, e possono essere suddivise in quattro grandi categorie:
Fattori soggettivi: mancanza di acclimatazione passando ad
ambienti con grosse differenze termiche, disidratazione, attività fisica
esercitata senza opportuno allenamento, presenza di febbre da infezione,obesità(che
causa una sproporzione tra superficie corporea e massa totale),
affaticamento, eccesso di indumenti, età avanzata.
Fattori dipendenti dall’ambiente: elevata temperatura
ambientale, elevata umidità, assenza di vento.
Fattori medici: alcolismo, lesioni neurologiche, malattie
cardiovascolari, malattie della cute e delle ghiandole sudoripare,
diabete mellito, tossicosi tiroidea, ipo-potassiemia,BPCO,
patologie psichiatriche.
Quando una persona, tanto più se con fattori predisponenti, permane a lungo
in un ambiente molto caldo e ad alta umidità (si pensi al bambino piccolo,
vestito abbondantemente e dimenticato in auto in un giorno estivo, nelle ore
meridiane) è facile che si instauri uncolpo
di calore, condizione patologica acuta dovuta ad alterazione dei meccanismi
della termoregolazioneo ad impossibilità da parte dei
meccanismi stessi di compensare l’eccessiva temperatura ambientale.
Come si manifesta il colpo di calore
Le manifestazioni inizialmente consistono invasodilatazione
periferica, tachicardia, tachipnea e sudorazione abbondante. La
perdita di acqua e sali con la sudorazione si accompagna a disturbi della
cenestesi (malessere generale, cefalea, astenia, senso di prostrazione,
perdita della volontà, nausea, vertigini, offuscamento della vista, crampi
muscolari, vomito, cute arrossata e bagnata di sudore, bocca secca), fino
alla fase conclamata, dovuta all’esaurimento dei meccanismi di compenso,
favorito dalla mancanza di aerazione e dall’umidità ambientale.
Si instaura depressione del sistema nervoso centrale accompagnata daconfusione,
ipoidrosi(diminuzione della sudorazione per
esaurimento delle ghiandole sudoripare), la cute da arrossata diventa
pallida, la temperatura interna corporea supera i 41°C nelle forme acute,
mentre spesso si riscontra ipotermia (dovuta ad esaurimento dei meccanismi
neurologici di produzione del calore) e si generano gravi alterazioni
fisiologiche e biochimiche:scompenso
cardiaco, aritmie, edema cerebrale, ipotensione arteriosa, insufficienza
renale acuta, sindrome da distress respiratorio, insufficienza epatica
acuta, emorragie gastrointestinali, iper-potassiemia, emoconcentrazione,
piastrinopenia, ipoglicemia, acidosi lattica, proteninuria.
Insomma,uno
sconvolgimento totale del corpo che, come è facile comprendere,porta
rapidamente al decesso.
I rimedi per il colpo di calore
Il trattamento del colpo di calore è basato innanzitutto sull’idratazione
del paziente e sulla correzione della mancanza di sali dovuta alla
sudorazione eccessiva: se cosciente, l’infortunato deve essere
sollecitato a bere acqua fresca con sale (al massimo in una concentrazione
dell’1%, per evitare che concentrazioni superiori causino vomito); in
pratica 1 cucchiaino di sale da cucina in 1 litro di acqua fresca (ma non
ghiacciata!). Se il paziente non è cosciente si effettua la somministrazione
per via gastrica, rettale o endovenosa.
Ovviamente il soggetto deve essere posizionato in ambiente fresco e
ventilato, trasferendolo immediatamente in reparti di terapia intensiva che
possano mettere in atto i protocolli previsti per lo shock, onde prevenire
l’insorgenza di un collasso cardiocircolatorio.
Ben diversa è la situazione delcolpo
di calore tropicale, condizione gravissima che si riscontra in
Asia, Africa e Sud-America a causa di temperature ambientali elevatissime,
umidità ambientale intensa e presenza di condizioni morbose nel soggetto,
quali malattie epatiche o gastrointestinali. In pazienti affetti da
insufficienza epatica o etilismo o malattie intestinali, comunque, il colpo
di calore tropicale può avvenire anche alle nostre latitudini ed essere
particolarmente grave, spesso mortale.
In questo caso, oltre alla terapia suddetta,si
deve anche mettere in atto il raffreddamento corporeomediante
la messa in opera di un raffreddamento attivo, ottenibile con vari metodi:
esposizione del paziente, che generalmente è in ipertemia, ad ambiente
freddo, spugnature di acqua fresca, ventilazione continua, immersione in
acqua fredda (22°C), impacchi di ghiaccio ascellari e perineali, infusione
di soluzione fisiologica a temperatura ambiente, lavaggio gastrico con
soluzione fisiologica fredda, fino ad arrivare al lavaggio peritoneale con
soluzione fredda.
La prognosi del colpo di calore comune è generalmente favorevole, anche senei
primi anni di vita e negli anziani con patologie specie cardiache può
diventare mortale, per l’instaurarsi di complicanze cardiologiche,
renali e polmonari.
Come prevenire il colpo di calore
La prevenzione deve essere fatta intervenendo sui fattori modificabili: in
presenza di ambiente surriscaldato o di un paziente con fattori
predisponentisi
deve evitare la permanenza prolungata a temperatura elevatae,
se questo non è possibile, mettere in atto gli accorgimenti elencati prima:
evitare i troppi indumenti;
idratare il soggetto facendolo bere non solamente acqua ma soluzioni
saline (vanno benissimo i succhi di frutta);
Studio sul BMJ analizza 350mila persone:
usarli il meno possibile
L'uso a lungo termine di comuni farmaci anti
gastrite è collegato ad un aumento del 25% del
rischio di morte. Lo rivela uno studio
pubblicato sulla rivista scientifica British
Medical Journal (BMJ) Open che ribadisce ai
medici di limitarne le indicazioni per l'uso e
la durata del trattamento. Gli
inibitori dipompa
protonica sono una classe di farmaci progettati
per inibire la secrezione dell'acido
gastrico e sono comunemente prescritti per
trattare bruciori di stomaco, ulcere e altri
problemi gastrointestinali. Attraverso una banca
dati nazionale statunitense relativa a più di 6
milioni di persone, iricercatori
hanno esaminato i dati disponibili per 349.312
persone che avevano assunto, tra il 2006 e il
2008, inibitori di pompa oppure
un'altra classe di farmaci chiamata H2
antagonisti (utilizzati per bloccare l'azione
dell'istamina sulla parete dello stomaco e
diminuire così il rilascio di acido
cloridrico).
Ne è emerso che, rispetto all'uso di H2
antagonisti, l'uso degli inibitoriè
stato associato ad un aumento del rischio di
morte del 25% per tutte le cause, e questa
percentuale aumentava in chi li utilizzava per
più tempo. I risultati si aggiungono a un
crescente numero di prove che legano l'uso di
questifarmaci
ad una serie di problemi di salute, tra cui
danno renale, frattura ossea e demenza. "La
gente ha l'idea che siano molto sicuri perché
sono prontamente disponibili, ma ci
sono veri rischi nell'assumere questi farmaci,
soprattutto per lunghi periodi", afferma
l'autore principale Ziyad Al-Aly, della
Washington University School of Medicine, St.
Louis
fonte: ansa
Indumenti stretti, fumo e alcol, così declina fertilità uomo
Nati nel 1987, -25% di spermatozoi sani rispetto a quelli del 1979
Indumenti stretti,
fumo, alcol, dieta sbagliata e sedentarietà. Anche a causa di
queste cattive abitudini, nei giovani si riducono gli spermatozoi 'sani' e
negli uomini di mezza età cala la quantità di testosterone.Secondo
l'Organizzazione Mondiale della Sanità, nei Paesi occidentali, il 15-20%
delle coppie soffre di infertilitàe
nel 35-40% di questi casi dipende dall'uomo. "Tra i maschi nati nel 1979 e i
nati nel 1987 il numero di spermatozoi morfologicamente normali si è ridotto
del 25%, secondo
uno studio di International Journal of Andrology", spiega Andrea
Isidori, professore associato di Andrologia dell'Università la Sapienza e
membro del direttivo della European Academy of Andrology.
A testimoniare che
qualcosa sta danneggiando la fertilità maschile, anche uno studio
sul New England Research Institute che indica come i cinquantenni di oggi
hanno livelli di testosterone minori del
10% dei cinquantenni di 30 anni fa, con conseguenze su ossa,
muscoli e umore. Diverse le cause del trend di riduzione della fertilità
maschile. "Alcol, fumo, sedentarietà e droghe - spiega l'esperto -sono
responsabili di una riduzione fino al 10% del volume del testicolo tra i
giovani, con conseguenze a lungo termine. Tra i rischi, oltre a
malattie sessualmente trasmissibili come l'Hpv, anche l'obesità. Mentre una
dieta sana riduce il rischio di avere alterazioni nel liquido seminale di
circa il 15%".Pollice
verso anche per indumenti intimi stretti o in fibre sintetiche non
traspiranti, che innalzano la temperatura dei testicoli.
"Indossando mutande strette tutte le notti, come dimostra uno studio su
Human Reproduction - conclude - si registra una riduzione degli spermatozoi
fin quasi l'azzeramento".
Pomodori: valida arma contro i tumori allo stomaco
Estratti interi, i San Marzano e i Corbarino hanno effetti protettivi
Ipomodori
sono uno dei capisaldi della dieta mediterranea. E se quest'ultima
ha già vantato numerose proprietà benefiche sulla salute, sarebbero proprio
i pomodori una delle nuove 'armi' nella lotta ai tumori, in particolare
quello allo stomaco. A sostenerlo è uno studio pubblicato sulla rivista
scientificaJournal
of Cellular Physiology che ha tra i suoi autori Daniela Barone e Letizia
Cito, del gruppo di ricerca diretto da Antonio Giordano al Centro
Ricerche Oncologiche Mercogliano (Crom) - Istituto Nazionale Tumori di
Napoli. Lo studio, in particolare, si è occupato di
un tipo di tumore che è il quarto per diffusione al mondo.
Iricercatori
hanno scoperto che gli estratti di due varietà di pomodoro tipiche del Sud
Italia,in particolare
il San Marzano e il Corbarino, sono in grado di inibire in laboratorio la
crescita e le caratteristiche maligne delle cellule di questo cancro. Una
scoperta, raccontano i ricercatori, "che apre la strada astudi
futuri mirati ad identificare buone abitudini alimentarinon
solo come strategia di prevenzione antitumorale, ma anche come possibile
sostegno alle terapie convenzionali".
Lo sviluppo del
cancro allo stomaco è associato sia a cause genetiche che ad infezioni del
batterio Helicobacter pylori,tipico
di patologie come gastrite e ulcera, ma anche ad abitudini alimentari
errate, come l'eccessivo consumo di prodotti affumicati e salati. Gli autori
dello studio hanno perciòvoluto
testare gli effetti di due varietà di pomodoro caratteristiche della
Campania, per verificare come influissero sull'aggressività di questo
tumore.Fino ad oggi,
riportano gli scienziati, "le ricerche scientifiche avevano analizzato
soprattutto singoli componenti noti per la loro capacità antiossidante, che
permette di contrastare la crescita dei tumori, ma pochi studi hanno
analizzato gli effetti dei pomodori nella loro interezza".
Per questo gli
autori, in collaborazione con Barbara Nicolaus e Rocco De Prisco del
Consiglio Nazionale di Ricerca (CNR) di Pozzuoli, si sono
focalizzati sull'utilizzo di estratti interi di pomodoro. "I risultati
mostrano che gli estratti di San Marzano e Corbarino sono stati in grado di
inibire la crescita e lacapacità
di replicazione di tre varianti di cellule tumorali gastriche.Il
trattamento con tutti gli estratti di pomodoro ha inoltre ostacolato la
capacità delle cellule di migrare nell'organismo, ha bloccato la loro
replicazione e ne ha anche indotto il 'suicidio' programmato", un processo
noto come apoptosi. Irisultati
dello studio, conclude Antonio Giordano, cheè
anche direttore dello Sbarro Institute for Molecular Medicine alla Temple
University di Philadelphia, "suggeriscono un potenziale utilizzo di alimenti
specifici non solo nell'ambito della prevenzione del cancro, ma anche come
strategia di supporto alle terapie convenzionali".
Ogni giorno in ospedale 34 bambini per i danni provocati durante la
pulizia
Ogni giorno negli Usa 34 bambini finiscono al
pronto soccorso per i danni alle orecchie provocatidai
bastoncini di cotone che si usano per pulirle. Lo afferma uno studio della
Ohio State university pubblicato dal Journal of Pediatrics.
I ricercatori hanno analizzato i dati disponibili tra il 1990 e il 2010,stimando
263mila casi di arrivo in ospedale in soggetti di meno di 18 anni causati
dai bastoncini, nel 40% dei casi tra zero e tre anni. La maggior
parte degli incidenti, il 73%, è avvenuto secondo lo studio mentre venivano
usati per pulire le orecchie, mentre nel 10% dei casi quando i bambini ci
giocavano e nel 9% per cadute con i bastoncini nelle orecchie.
Inoltrenel
77% dei casi il bambino stava usando il bastoncino da solo, mentre nel 16%
ad utilizzarlo era uno dei genitori."I
due errori principali che gli otorinolaringoiatri sentono sono che i canali
uditivi vanno puliti a casa e che bisogna usare i bastoncini - afferma Kris
Jatana, l'autore principale -, ma entrambe le affermazioni sono errate. Il
canale uditivo normalmente si pulisce da solo.Usare
i bastoncini non solo spinge il cerume più vicino al timpano, ma
aumenta il rischio di causare danni, da piccoli a gravi, alle orecchie".
Warfarin ( COUMADIN ) e dosaggi
personalizzati: alla ricerca di una compliance migliore
Il warfarin rappresenta ancora l’anticoagulante orale maggiormente prescritto
per la profilassi ed il trattamento degli eventi tromboembolici come ictus,
attacchi cardiaci, embolie e trombosi venose profonde. Esso viene tipicamente
somministrato quotidianamente sotto forma di sale sodico come compressa da 5 mg.
La molecola ha un ristretto indice terapeutico e, di conseguenza, il dosaggio
deve essere personalizzato per ciascun paziente in base alla risposta in termini
di tempi di coagulazione. Il warfarin pertanto rappresenta un esempio di farmaco
la cui dose deve essere adattata alle necessità individuali che spesso sono in
costante cambiamento, e costituisce un esempio caratteristico di medicina
personalizzata.
E’ stato condotto uno studio con lo scopo di investigare la misura in cui la
divisione manuale di una compressa di warfarin da parte del paziente rappresenti
un problema in termini di accuratezza del dosaggio e per dimostrare che i
possibili problemi derivanti da questa pratica possono essere superati dalla
creazione di altre forme di dosaggio, come le capsule, a partire dal warfarin
commercialmente disponibile.
I risultati dello studio evidenziano la grande disomogeneità e discrepanza dalle
dosi target che si ottiene quanto le compresse di warfarin disponibili in
commercio vengono divise manualmente in quattro parti. Ciò rappresenta una
potenziale fonte di inefficacia dell’attività anticoagulante, con incremento del
rischio di emorragie o eventi tromboembolici, e la soluzione proposta appare
efficace ma allo stesso tempo semplice ed economica, specialmente considerando i
costi dei possibili ricoveri collegati al fallimento della terapia. (Int
J Pharm Compd. 2017; 21: 247-50)
Cuore e salute più a rischio con le carni rosse. Meno con carne bianca
Un
grande studio osservazionale, basato su una coorte di oltre 500.000 persone
di età compresa tra 50 e 71 anni, con un follow-up mediano di oltre 15 anni,
ha confermato i rischi connessi con il consumo dicarni
rosseed i benefici
legati al consumo dicarni
bianche.
Le abitudini alimentari dei partecipanti, nell’anno predente l’arruolamento,
sono state valutate mediante un questionario. Sono stati considerate: le
carni rosse non trasformate (manzo, maiale, hamburger, fegato, bistecca,
cibi contenenti carne come la lasagna e lo stufato), le carni rosse
trasformate (bacon, affettati, prosciutto, hotdog, salsiccia), le carni
bianche non trasformate (pollo, tacchino, pesce, tonno in scatola) e le
carni bianche trasformate (affettati di pollame, salsicce a basso contenuto
di grassi, hotdog di pollame). Sulla base di queste informazioni è stato
derivato il consumo diferro
emee di
nitrati/nitriti.
Attingendo a database amministrativi sono stati valutati i decessi occorsi
durante il follow-up e le relativa cause di decesso.
I soggetti con il più elevato consumo dicarni
rossesono risultati
essere più frequentemente uomini, bianchi non ispanici, fumatori, con
diabete. Il consumo di carni rosse era inoltre associato a scarsa attività
fisica, scarsa consapevolezza del proprio stato di salute, più basso livello
socio-economico, minore grado di istruzione, minore consumo di frutta e
verdura, BMI più elevato, maggiore introito calorico, maggiore apporto di
ferro eme e di nitriti/nitrati da cibi carnei trasformati.
La mortalità totale risultava correlata direttamente con il consumo dicarni
rosse, essendo più alta del26%nei
soggetti con consumo più elevato rispetto ai soggetti con consumo più
basso, senza che vi fossero significative differenze riguardo al consumo
di cibi trasformati o non trasformati. L’incremento di mortalità restava
evidente considerando le varie cause di mortalità specifica (cancro,
cardiopatie, malattie respiratorie, ictus, diabete, infezioni,
nefropatie, malattie epatiche), tranne che per il morbo di Alzheimer.
Anche il consumo diferro
eme, particolarmente abbondante nelle carni rosse, e di
nitrati/nitriti, presenti nelle carni rosse trasformate, è risultato
associato a una maggiore mortalità totale e specifica.
Al contrario è stata riscontrata una correlazione inversa tra consumo dicarni
bianche e mortalità totalee
specifica con un rischioinferiore
del 25%nei maggiori
consumatori rispetto a chi ne faceva minore uso. L’associazione era
particolarmente evidente con il consumo di carni bianche non
trasformate, più debole con il consumo di carni bianche trasformate. I
risultati sono simili considerando separatamente il consumo di pesce e
il consumo di pollame.
Una possibile spiegazione di questi risultati deriva dalla constatazione che
sia ilferro
eme che i nitrati/nitritihanno
una azione pro-ossidante e possono determinare un danno ossidativo e
l’infiammazione in diversi organi favorendo lo sviluppo del diabete, delle
malattie cardiovascolari, della coronaropatia e del cancro. Il metabolismo
di nitrati/nitriti, inoltre, determina la formazione di composti che
contengono un gruppo -NO (N-nitroso) che in vari studi hanno dimostrato di
aumentare il rischio di insulino-resistenza, coronaropatia e cancro.
La necessità di adattare il
dosaggio delle compresse alla posologia individuale indicata dal medico richiede
spesso di doverle dividere. Può sembrare un problema banale ma innanzitutto non
tutte le compresse sono divisibili, inoltre, nonostante la linea di divisione
non bisogna dimenticare le difficoltà pratiche che potrebbero avere molte
persone soprattutto se anziane.
In commercio le varie specialità medicinali in compresse possono essere presenti
anche in due o tre diversi dosaggi ma ciò può talvolta non soddisfare le
esigenze dei pazienti, infatti, oltre che per la necessità di adattare la
posologia, l'assunzione di una dose più bassa di farmaco può in alcuni casi
essere efficace quanto una dose più alta limitando notevolmente gli effetti
collaterali. E' stato condotto uno studio per valutare
ed accertare la capacità dei pazienti anziani di dividere compresse di
warfarin (Coumadin), simvastatina (Sinvacor), metoprololo (Lopresor) e
lisinopril ed ha osservato che il peso
delle mezze compresse si discostava dal 9% al 37% del valore atteso.
Ciò significa una divisione delle compresse non ottimale, quindi una variabilità
di dosaggio del farmaco.
Due studi clinici hanno valutato gli,effetti a lungo termine dell'assunzione di
mezze compresse di simvastatina e di lisinopril in due distinti gruppi di
pazienti. Dopo qualche settimana di terapia non è stata rilevata nessuna
variazione per quanta riguarda i valori della colesterolemia o della pressione
arteriosa nei pazienti trattati. I risultati di questi studi non devono però far
pensare che la suddivisione delle compresse sia una prassi accreditata per tutti
i farmaci, infatti esistono numerose variabili che dipendono dalle
caratteristiche della compressa, dall'abilità visiva e manuale del
paziente o la quantità del principio attivo all'interno della compressa. In
primo luogo non dovrebbero essere divise le compresse senza linea di prerottura
o quelle con particolari modalità di rilascio del principio attivo. Infatti la
divisione di compresse gastroprotette o di compresse a lento rilascio non
assicura la gastroprotezione o la cessione ritardata del farmaco.
Ancora, non possono essere divise le compresse contenenti principi attivi
associati come alcuni farmaci utilizzati per il morbo di Parkinson come
levodopa/carbidopa (Sinemet) o alcuni antiipertensivi come
irbesartan/idroclortiazide (Coaprovel): per questo tipo di farmaci, infatti,
esistono compresse formulate con dosaggi diversi ma nelle varie formulazioni
solo uno dei due principi attivi varia, ad esempio levodopa 200 +
carbidopa 25 oppure levodopa 100 + carbidopa 25, in questo caso non è
consigliabile separare le compresse.
Oltre a ciò non è consigliato di dividere compresse di farmaci a basso indica
terapeutico ovvero con una dose terapeutica molto vicina alla dose tossica come
digossina (Lanoxin) o teofillina (Aminomal) o per quei farmaci per
cui il dosaggio deve essere attentamente stabilito come warfarin (Coumadin) o
levotiroxina (Eutirox). La raccomandazione generale è di non dividere mai le
compresse perché l'assunzione di compresse intere è l'unico metodo per
assicurare l'accuratezza del dosaggio, se tuttavia ciò deve essere fatto bisogna
assicurarsi che le compresse non siano gastroprotette o lento rilascio e
soprattutto si consiglia ai pazienti di spezzare le compresse una alla volta e
di usare la seconda metà come dose successiva.
Una valida alternativa alla comune
prassi di dividere le compresse è rappresentata dalle preparazioni galeniche
ovvero l'allestimento di farmaci da parte del farmacista. I vantaggi di questa
pratiche sono legati alla possibilità di rispondere a particolari bisogni
individuali: il primo è senza alcun dubbio la preparazione di dosaggi
individualizzati nonchè l'allestimento di preparazioni tradizionali non
reperibili.
La vaccinazione contro ilPapilloma
Virusè uno strumento di
prevenzione importante per uomini e donne. Il vaccino è in grado di proteggere
da 9 ceppi del virus HPV, sette dei quali sono ad alto rischio
cancerogeno e causano il 90% dei casi ditumore
al collo dell'utero e di cancro anale, oltre che l'80% delle lesioni
cervicali precancerose.
Il nuovo antidoto, il cui nome commerciale è Gardasil, haun'efficacia
dimostratae daglistudi
clinici condottiè altamentetollerabile
e assolutamente sicuroin
entrambi i sessi. Il Gardasil, si distingue da altri vaccini disponibili sul
mercato per aver aggiunto 7 sierotipi rispetto al vaccino bivalente e 5
sierotipi rispetto a quello quadrivalente, aumentando notevolmente la
copertura. Una novità che potrà aiutarci aprevenire
fino al 90% dei tumori causati da Papilloma Virus.
I dati più recenti indicano cheogni
giorno in Italia questo tipo di tumore colpisce dieci donne, una
ogni due ore; in totale, ogni anno, 3.500 donne scoprono di avere un tumore
alla cervice uterina e 1.700 muoiono a causa della malattia. Ilcancro
alla cerviceè un
autentico ‘big killer’ delle donne: rappresenta la seconda causa di morte
femminile nel mondo e può essere evitato perché la maggior parte dei casi di
tumore è direttamente derivato dall’infezione da papilloma virus. Il vaccino
è una vera rivoluzione: permette, infatti, di agire sulle nuove generazioni,
sulle adolescenti e i suoi effetti saranno evidenti tra un decennio, quando
si potranno comparare i dati di incidenza del cancro di oggi con quelli
futuri.
Le modalità di vaccinazione
In Italia, lavaccinazione
anti-HPV è gratuita dal 2007 per le ragazze 12enni: una scelta
accolta in tutta Europa con rispetto e stima e che pone il nostro Paese in
prima linea nella lotta al Papilloma Virus e al tumore alla cervice. In
generale, l’indicazione alla vaccinazione ètra
i 9 e i 26 annie può
essere effettuata da chi non abbia mai contratto l'infezione. Inoltre,
è possibile acquistare il vaccino in tutte le farmacie, dietro prescrizione
medica e va somministrato intre
dosi entro sei mesi. Il beneficio massimo è per gli adolescenti che
non hanno ancora avuto rapporti sessuali e quindi non sono certamente
entrate in contatto con il virus.
La prospettiva è quella di prevenire fino al 90% dei casi di tumore. In un
questo clima di malcelato entusiasmo, gli esperti non hanno dubbi. Al
momento del suo rilascio, l’oncologoUmberto
Veronesiha ribadito che
il vaccino è una “grande notizia per le donne ma non deve far pensare che il
pap-test sia uno strumento superato: la vaccinazione per le donne tra i 20 e
i 30 anni, più vicine alla soglia di età a rischio, è importante almeno
quanto lo screening periodico del loro stato di salute”.
Effetti collaterali del vaccino anti-Papilloma Virus
Sebbene siano stati segnalati casi singoli di reazioni avverse al vaccino,non
vi è alcuna prova scientifica della correlazione tra gli effetti collaterali
riportati e la somministrazione del vaccino anti Papilloma Virus.
Gli studi scientifici, infatti, garantiscono sulla sicurezza della
vaccinazione. I dubbi sulla sicurezza del vaccino e sulla sua presunta
correlazione con la sindrome dolorosa regionale complessa (Crps),
caratterizzata da dolore cronico agli arti, e la sindrome di tachicardia
posturale (Pots),
una condizione in cui la frequenza cardiaca aumenta in modo anomalo al
passaggio dalla posizione seduta a quella eretta, sono stati smentiti dagli
studi clinici. In unrecente
rapportol'EMA (European
Medicines Agency) ha escluso qualunque tipo di correlazione tra la
vaccinazione e queste patologie.
Nella maggior parte dei casi il Papilloma virus non ha sintomi
evidenti e specifici. L'HPV test ne verifica la presenza.
19/04/2017
Usare troppo il cellulare provoca il cancro, Inail condannata
Redazione DottNet | 20/04/2017 20:22
Sentenza del Tribunale di Ivrea, c'è nesso tra l'utilizzo e la malattia
Stare attaccati al
cellulare per troppo tempo, e senza utilizzare precauzioni, provoca
il tumore al cervello. O almeno questo è quello che è successo a Roberto
Romeo, 57 anni, dipendente di una grande azienda italiana,a
cui, nel 2010, è stato diagnosticato un neurinoma dell'acustico all'orecchio
destro. Il danno oncologico è stato causato dalla prolungata
esposizione lavorativa alle frequenze emesse dal telefonino: a stabilirlo è
una sentenza di primo grado, del 30 marzo scorso, del Tribunale di Ivrea,che
ha condannato l'Inaila
corrispondergli una rendita vitalizia da malattia professionale.
Secondo quanto
ricostruito nel ricorso, Romeo ha utilizzato per 15 anni,almeno
quattro ore al giorno, quindi per oltre 12mila ore complessive, il
cellulare: sempre senza auricolare, sempre all'orecchio destro.Questo
gli ha causato gravi e irreversibili menomazioni. "Un verdetto storico,
destinato a fare riflettere", spiegano gli avvocati dell'uomo,
Stefano Bertone e Renato Ambrosio, che, durante il procedimento, hanno
presentato una consulenza tecnica. "Le emissioni a Rf/Mo dei telefoni mobili
dovrebbero essere classificate nel gruppo 1 dei sicuri cancerogeni per
l'uomo", scrive il
professor Angelo Levis nella memoria presentata al giudice,dove
richiama le conclusioni di numerosi autori tra cui Lennart Hardell e la sua
squadra di collaboratori del dipartimento di oncologia dell'Università di
Orebro, in Svezia.
"I risultati delle
indagini - continua Levis-
non lasciano dubbi circa l'esistenza di un rapporto causa effetto tra
l'esposizione abituale per lungo tempo ai cellulari e il rischio, almeno
raddoppiato e statisticamente significativo al 95% di probabilità, di tumori
alla testa". Ma in Italia, secondo Bertone e Ambrosio,il
pericolo non viene considerato."Al
contrario", denuncia Levis nel documento, "i nostri specialisti continuano a
sostenere l'innocuità delle radiazioni". Per questo lo studio torinese "Ambrosio
e Commodo" ha lanciato in rete il sito www.neurinomi.info:una
raccolta di studi scientifici sull'argomento e un decalogo di cautele da
utilizzare nell'uso del cellulare.
Come non caricarlo
vicino al letto, non fare telefonate troppo lunghe, utilizzare
l'auricolare o il viva voce, non usare i telefonini negli ospedali e non
lasciarli ai bambini. Legislazioni cautelative sono state approvate in tutto
il mondo:
dall'America alla Russia, dall'Australia alla Corea, dal Canada al Regno
Unito, dal Giappone al Tagikistan.E
in India è addirittura vietato l'uso dei cellulari ai ragazzini sotto i 16
anni e la vendita a bimbi e donne incinte. E proprio per sollecitare una
campagna di sensibilizzazione e informazione sul tema, l'avvocato Ambrosio
ha depositato alcuni anni fa un ricorso al Tar di Roma."Non
bisogna demonizzare i telefonini. Ma chiediamo che lo Stato italiano dia
indicazioni sull'uso, proprio come accade per il fumo".Su
un caso simile a quello di Ivrea si pronunciò, nel 2009, la Corte d'Appello
di Brescia, che accolse il ricorso dell'impiegato di
una ditta colpito da un tumore per le quindicimila ore passateal
telefonino sul lavoro. La sentenza dei giudici lombardi, che condannarono
l'Inail a corrispondere una rendita per malattia professionale, venne
confermata dalla Cassazione.
I rischi del
cellulare
Vent'anni di studi
e ricerche ma ancora nessuna relazione definitiva sul rischioche
l'uso eccessivo dei cellulari possa sviluppare il tumore al cervello. La
comunità scientifica internazionale finora non è arrivata ad una
conclusione. Secondo uno degli studi più recenti, pubblicato lo
scorso anno dall'agenzia federale Usa National Toxicology Program,
l'esposizione alle radiofrequenze incrementa due tipi di cancro.La
ricerca è stata condotta su oltre 2500 topi esposti ad alte radiofrequenze.
Il più grande studio in materia resta Interphonedel
2010, finanziato dall'Oms.
Nonostante
10 anni di lavoro, 19 milioni di euro spesi e 10mila interviste in 13 Paesi,non
è riuscito a dissipare i dubbi: "assenza di rischio per gli utilizzatori,
fatta eccezione per i più assidui". Su queste basi, nel 2011, l'Oms
ha classificato i campi elettromagnetici come 'possibili cancerogeni' nel
gruppo 2b, lo stesso del caffè e dei sottaceti. "Nel mondo
occidentale non c'è nessuna prova scientifica che vi sia un nesso tra l'uso
del telefono cellulare e lo sviluppo di un tumore al cervello",afferma
il professore di neurochirurgia dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di
Roma Alessandro Olivo.E
a sfavore dell'ipotesi indica il fatto che "nonostante l'incremento
esplosivo dell'uso dei cellulari negli ultimi 15 anni, non c'è stato un
aumento dei tumori cerebrali, nè benigni, nè maligni".
Il dibattito resta
aperto, come dimostra la sentenza di oggidel
Tribunale di Ivrea, decisione che potrebbe aver tenuto conto della sentenza
di Cassazione del 2012 che diede ragione alla Corte d'Appello di Brescia.In
quel caso i giudici avevano accolto il ricorso di un lavoratore colpito da
neurinoma "in conseguenza dell'uso lavorativo protratto di telefoni cordless
e cellulari". Un altro caso è stato trattato dal Tar del Lazio del
2014 - primo del genere in Italia - intentato dall'Associazione per la lotta
all'elettrosmog contro il Ministero della Salute per ottenere una campagnadi
informazione nazionale sul rischio.Saranno
diffusi entro il 2017 i dati dell'Istituto Ramazzini sulle radiazioni a
radiofrequenza (RFR) in uso nel sistema di comunicazione della telefonia
cellulare.
L'intervista
Quella sensazione,
fastidiosa, di avere le orecchie sempre tappate lo portava, in alcuni casi,
a non sentire.E'
iniziato così il calvario di Roberto Romeo, il 57enne a cui il tribunale di
Ivrea ha riconosciuto una rendita perpetuacon
una sentenza che stabilisce un nesso causale tra l'uso eccessivo del
telefono cellulare e la malattia. All'uomo, che ha scoperto di essere
affetto da neurinoma dell'acustico nel 2010, è stato asportato il nervo
acustico ed è completamente sordo dall'orecchio destro.
"All'inizio i
medici pensavano a un attacco batterico. Ma poi gli esami e la
risonanza magnetica hanno fatto chiarezza: era un tumore al cervello,
benigno ma invalidante", racconta l'uomo, che per quindici anni
ha lavorato in una grande azienda italiana, sempre attaccato al cellulare.
"Telefonavo in continuazione: acasa,
in macchina, per parlare con i collaboratori, per organizzare e coordinare
le operazioni. Chiacchierate che duravano fino a venti minuti, mezz'ora in
alcuni casi. In tutto dalle tre alle quattro ore al giorno.E
così mi sono ammalato".Il
Tribunale di Ivrea ha accolto il ricorso dei suoi legali, gli avvocati
torinesi Stefano Bertone e Renato Ambrosio, e gli ha riconosciuto una
rendita vitalizia da malattia professionale:il
tumore, secondo la sentenza, è stato causato proprio dall'uso prolungato e
senza protezioni del telefonino.
"Non voglio
demonizzare il cellulare, ma sensibilizzare datori di lavoro e dipendenti,
perché altre persone non si ritrovino nella mia situazione",
sottolinea Romeo, che non nasconde la soddisfazione per la decisione del
giudice eporediese."Sono in molti a non staccarsi mai dal
cellulare, a tenerlo sempre accesso, a caricarlo sul comodino di fianco al
letto o, addirittura, a dormire con il telefonino sotto il cuscino. Sono
comportamenti da evitare-
conclude -. E le logiche lavorative devono tenere conto dei rischi a cui il
cellulare espone".
I numeri
Nel mondo si
contano oltre 5 miliardi di persone con almeno un telefonino in
mano e all'orecchio. I possessori di un cellulare in Italia con più di 13
anni sono oltre 45 milioni. Sono i dati di due rilevazioni distinte,la
prima di Ericsson e la seconda di comScore, che entrambe rilevano
come gli smartphone, i telefoni 'intelligenti' con connessioni a Internet,
sono al sorpasso sui 'feature phone', telefoni base che fanno chiamate,
mandano sms e poco più. Secondo comScore, il 73% dei 45,2 milioni di
italiani possessori di telefonini sceglie uno smartphone, il 27% un telefono
basic.
E passano in media
53 ore al mese a navigare sul web, 46 ore all'interno delle appe
7 ore di ricerca online. Mentre - per SosTariffe.it che ha effettuato
un'analisi sui consumi di telefonia mobile del 2016 - la regione che
chiacchiera di più al telefono è l'Abruzzo,la
Valle d'Aosta è la più legata all'invio degli sms, in Trentino Alto Adigesi
trovano gli utenti più affamati di traffico dati. Secondo l'ultimo Mobility
Report di Ericsson,
entro il 2021, nel mondo le sottoscrizioni associate a smartphone passeranno
a 6,3 miliardi. Smartphone e cellulari, tuttavia, verranno a loro volta
superati dall'Internet of Things, cioè gli oggetti connessi: gli
analisti prevedono infatti che entro il 2018 si conteranno più dispositivi
connessi al web che telefonini.
Ti tocchi le parti intime per superstizione ma sai toccarti i testicoli come
prevenzione?
Una domanda provocatoria riferita a un gesto poco elegante ma molto utile per la
salute. La gestualità scaramantica così tipica dell'italiano, il toccarsi i
genitali per superstizione, è il tema della nuova campagna social di educazione
alla diagnosi precoce del tumore al testicolo, lanciata dalla Fondazione Umberto
Veronesi.
Il tumore del testicolo rappresenta l’1.5% di tutte le neoplasie dell’uomo ed è
la più frequente nei maschi di età compresa tra i 15 e i 40 anni. In Italia è la
neoplasia maligna più frequente, con un tasso di incidenza dell’11% nei maschi
con meno di 50 anni. Nonostante, nella maggior parte dei casi, possa essere
diagnosticato tempestivamente attraverso la semplice autopalpazione, ogni anno
nei Paesi occidentali si registrano fino a 10 nuovi casi ogni 100.000 abitanti,
con un aumento dell’incidenza negli ultimi 30 anni. Questo sensibile aumento è
dovuto alla scarsa attenzione maschile verso la prevenzione, a cui negli ultimi
anni si è aggiunta l’aggravante della mancata visita di leva, che ha sottratto i
giovani alla diagnosi precoce delle patologie del distretto uro-genitale e alla
sottovalutazione di problematiche spesso insorte già da bambini. Oggi il tumore
al testicolo offre ottime opportunità di cura: se diagnosticato e trattato
precocemente il tasso di guarigione è intorno al 96%. Fare prevenzione diventa
quindi fondamentale per una diagnosi precoce di questa patologia, che è molto
diffusa soprattutto tra i giovani.
Il video rimanda al sito www.tocchiamoci.it, creato per l’occasione, che oltre
alle informazioni essenziali su questa patologia, contiene un tutorial per
imparare a eseguire una corretta autopalpazione.
I FARMACI GASTROPROTETTORI SONO STATI UNA GRANDE SCOPERTA DELLA MEDICINA
PERCHE' HANNO PERMESSO DI CURARE LE C.D. MALATTIE GASTRODUODENALI ( AD ES.
GASTRODUODENITI, ULCERE, ESOFAGITI DA REFLUSSO,ECC. ) SENZA PIU' RICORRERE
ALLA TERAPIA CHIRURGICA.
PURTROPPO, PER UNA CATTIVA DISINFORMAZIONE, OGGI VENGONO USATI IN UNA
MANIERA INAPPROPRIATA
E IN MODO ECCESSIVO , CON EFFETTI COLLATERALI IMPORTANTI.
DI SEGUITO, VENGONO RIPORTATE ALCUNE DIAPOSITIVE DEL PROF. SAVARINO DELLA
UNIVERSITA' DI GENOVA, RITENUTO UNO DEI PIU IMPORTANTI GASTROENTEROLOGI ITALIANI,
CHE CI ILLUSTRANO SULL' USO CORRETTO DI QUESTI PREZIOSI FARMACI E DEI LORO
EFFETTI COLLATERALI, SE USATI IMPROPRIAMENTE.
Abcde e il gioco è fatto. Potrebbe sembrare riduttivo, ma laregola
dell’Abcdepuò aiutare a
identificare quando un neo ha bisogno di essere controllato e in questo
mondo combattere il melanoma, uno dei tumori della pelle più insidiosi. A
spiegarlo èPierluigi
Buccini, dirigente medico di primo livello all’Istituto San
Gallicano di Roma.
Abcde: ‘a’ come asimmetria, ‘b’
come bordi, ‘c’ come colore, ‘d’ come dimensioni, ‘e’ come evoluzione
“La ‘a’ sta per asimmetria, la ‘b’ per bordi ( bisogna stare attenti se vi
sono irregolarità nel perimetro del neo), la ‘c’ per colore. importante che
la pigmentazione sia omogenea. Se ad esempio c’è il colore marrone scuro
insieme al nero nel stesso neo questo può essere un motivo di allarme. In
generale, poi, se ad esempio si hanno tutti i nei chiari e uno solo scuro, o
viceversa, quello diverso va esaminato – spiega Buccini – poi c’è la ‘d’ che
sta per dimensioni: il cut-off, in sostanza il valore soglia, è cinque
millimetri, anche se c’è un 10% di melanomi che è più piccolo. Infine, molto
importante è la ‘e’ di evoluzione. Bisogna monitorare ogni modificazione di
forma, colore, grandezza ma anche altezza. Occorre fare attenzione ad
esempio anche se un neo è più alto, più gonfio”. Se l’auto- osservazione e
l’osservazione familiare sono le chiavi per una diagnosi precoce, poi vi
sono secondo lo specialista gli strumenti e gli esami medici adatti, come
l’epiluminescenza, sia portatile con un dermatoscopio, sia più sofisticata,
che permette cioè di memorizzare le immagini su un database consentendo ad
esempio di monitorare lo stesso neo nel tempo.
Il primo passo, se qualcosa non
va, è un intervento localizzato.
“Si tratta di un intervento banale, spessissimo molti casi si risolvono
così. Se si tratta di melanomi cosiddetti in situ, localizzati
sull’epidermide e che non sono entrati in contatto con il sistema linfatico
e sanguigno” evidenzia Buccini. Se ci sono invece ulcerazioni e la lesione è
più profonda di un millimetro allora occorre ricorrere a un altro esame,
quello del linfonodo sentinella, che come spiega lo specialista permette di
capire se è stato ‘intaccato’ il sistema linfatico. Comunque è l’esame
istologico, cioè del tessuto prelevato dal paziente, che permette di fare
inizialmente la diagnosi.
Immunoterapia
Vi sono poi – come sottolinea Buccini – dei melanomi che danno metastasi, in
cui la situazione è ormai molto avanzata, per i quali c’è una novità che
molto ha già cambiato e molto ancora potrà cambiare nelle terapie. Si tratta
dell’immunoterapia “con gli anticorpi monoclonali, che vanno a legarsi a
siti specifici di cellule del sistema immunitario che non riescono a
eliminare le cellule indesiderate , che possono mascherarsi o ridurre
l’attività di sorveglianza del sistema immunitario stesso. In sostanza. si
stimola il sistema immunitario a combattere la cellula cancerosa”. La
terapia standard prevede immunoterapia adiuvante con interferone.
“L’immunoterapia va bene per la maggior parte dei pazienti, c’è chi risponde
meglio e chi invece peggio” conclude lo specialista.
I mille usi del cedro
Il succo di cedro elimina gas e fermentazioni alla base di coliti e gonfiori
addominali e se serve abbassa anche la pressione; ma non solo...
Ilcedronon
è solo un agrume dal sapore fresco e delicato, ma anche un
concentrato di virtù medicamentose, note fin dall'antichità (ne
parlava già la Scuola Medica Salernitana) e in atto di
rivalutazione ai giorni nostri. Le sue qualità spaziano dall'azione
di contrasto dei radicali liberi, a quellaantitumoralerelativamente
al tratto del colon, all'azione preventiva nei riguardi dell'obesitàe
di alcunepatologie
cardiovascolari. In particolare le ormai accertate e
straordinarie proprietà antiossidanti delcedro,dovute
alla quantità e qualità di flavonoidi presenti nell'agrume,
hanno fatto divenire questo frutto l'emblema della "Giornata
nazionale del malato oncologico".
Oltre a
queste proprietà riconosciute, ilcedroè
ricco di sali minerali e di tantavitamina
Ce svolge
un'azione disinfettante sia esterna che interna, sull'intestinoin
particolare: per questo risulta molto utile per chi soffre dicolite,
soprattutto se il disturbo è su base virale. La sua virtù più
interessante è però il fatto che sia un naturale regolatore
dell'ipertensione:
infatti, se consumato al mattino (anche sotto forma di succo),
ilcedroaiuta
a tenere sotto controllo la pressione e i relativi sbalzi.
Ovviamente per sfruttare le virtù terapeutiche di questo agrume,
l'ideale è utilizzare il frutto fresco, sotto forma di spremuta
o di infuso, o impiegarne l'olio
essenziale; sono invece da evitare gli sciroppi industriali
a base dicedro,che
spesso si usano per preparare bibite rinfrescanti: sono pieni di
coloranti, zucchero e aromi chimici, che con ilcedro"vero"
hanno ben poco a che fare!
Un utilizzo insolito: berne il succo caldo
La
mattina, prima di colazione, bevi mezzo bicchiere di acqua
tiepida con il succo di uncedro:
favorisci l'evacuazione e previeni anche gli sbalzi pressori
causati dallo stress di fine anno.
L'olio
essenziale delcedrosi
ottiene per spremitura della buccia, ed è molto ricco di
limonene. Può essere utile nei casi di inestetismi dovuti a
cellulite. Si utilizzano poche gocce in una boccetta di olio di
mandorle per effettuare dei massaggi assai efficaci.
Lo
stesso olio viene utilizzato anche per stimolare la crescita dei
capelli frizionando due volte al giorno il cuoio capelluto con
un cucchiaio di alcol e una goccia di olio essenziale.
Controindicazioni
Attenzione: l'olio dicedronon
va usato né in gravidanza né sui bambini! Dopo averlo applicato
sulla pelle, non esporsi ai raggi solari o a lampade
abbronzanti.
L'INFLUENZA :
IERI,OGGI E DOMANI ,
QUAL E' LA VERITA.
L'influenza costituisce un importante problema di Sanità
Pubblica a causa della contagiosità, variabilità nella sua manifeatazione,
e delle possibili gravi complicazioni.
Frequente motivo di consultazione medica e di ricovero
ospedaliero, e pricipale causa di assenza dal lavoro e dalla scuola,
l'influenza
è ancora oggi la terza causa di morte per patologia infettiva ,
preceduta solo dall'AIDS e tubercolosi.
In particolare , si stima che in Italia
l'influenza stagionale causi ogni anno circa 8000 decessi.L'84% di queste mortiriguarda persone di etàsuperiore ai 65 anni.
L'influenza è ormai una delle poche malattie infettive
contro la quale non abbiamo armi risolutive:
i centinaia di virus influenzali sono capaci di superare
le difese cambiando continuamente la loro struttura genica.
Così ogni anno, nel mondo, si ripresenta il problema
dell'epidemia stagionale di influenza con gli altissimi costi sanitari e sociali
ad essa correlati.
Il termine " influenza " probabilmente deriva dalla
radicata cioncezione in Egitto dell'origine della malattie dalle stelle,
anche per la stagionalità ricorrente dell'epidemia
influenzale.
Tragiche epidemie ricorrenti hanno segnato la storia
umana , come la famigerata " spagnola " del 1918 con milioni di morti.
COME SI PROPAGA L' INFLUENZA ?
E' una delle infezioni note a più alta trasmissibilità :
un individuo infetto può infettare una persona e mezza, due persone generano tre
casi,
20
persone ne generano altri 30 e così via,
ma
non sono rari casi in cui una singola persone ne ha infettarte direttamente 20 o
30.
Si trasmettenella maggioranza dei casi per via aerea : l'individuo
infetta emette con il suo respiro, ancor più con tosse e starnuti,
goccioline d'acqua contenentevirus in grandi quantità;
e
se non c'è una forte risposta immunitaria derivata da un simile precedente
infezione o dalla vaccinazione ,
il virus si moltiplica molto rapidamente invadendo
l'intero organismo,
ma
con preferenza per l'albero respiratorio.
I fattori che favoriscono la trasmissione sono:
l'affollamento, le basse temperature ambientali,
la scarsità del ricambio dell'aria come nei luoghi chiusi
e a questi si aggiungono fattori individuali ,
quali il fumo di sigarette, e le malattie delle vie
respiratorie come bronchite cronica ed asma.
TEMPO DI INCUBAZIONE
In genere la malattia si manifesta entro le 48 ore dal
contagio ma sono stati segnalati casi anche dopo 5 giorni
PERIODO DI CONTAGIOSITA'
La persona influenzata può trasmettere la malattia dal
primo giorno di inizio fino a 3-5 giorni, nei bambini fino a 7 giorni.
COME SI MANIFESTA
L'INFLUENZA ?
In genere si tende a sottovalutarla.
Tutti i sintomi sono comuni a molte altre malattie, il
che porta a confonderla con altre malattie virali ,
come la faringite, la tonsillite ed il raffreddore
comune.
E' il quadro di insieme a identificarla:
* Comparsa dei primi sintomi generalmente brusca ed
improvvisa, accompagnata da intensi brividi e sudorazione
*Febbre superiore ai 38 °C, di durata tra i 3 e i 4
giorni
* Mal di testa abbastanza forte
* Malesere e dolori muscolari, spesso molto intensi
* Affaticamento e debolezza , che, contrariamente alla
febbre , possono durare fino a 2-3 settimane
* Naso chiuso, a volte
*Starnuti, a volte
*Mal di gola ,a volte
*Talvolta mal di pancia ed anche diarrea
* Comuni i dolori al petto durante la respirazione e
soprattutto la tosse
* Perdita dell'appetito
* Fastidio della luce diretta
* Suscettibilità aumentata a bronchiti e polmoniti
L'influenza , come detto, spesso è sottovalutata ed
infatti può anche essere letale,
specialmente in soggetti deboli, anziani o con malattie
croniche.
In italia si stima che ogni epidemia influenzale annuale
provochi , come già detto, 8000 morti ed anche in soggetti sani e giovani
può provocare una polmonite virale primaria
come è successo qualche anno fa quando l' influenza ha
risparmiato in gran parte la popolazione anziana ,che si era sottoposta a
vaccinazione,
colpendobambini, giovani ed adulti sani.
CONCOMITANZA CON ALTRE MALATTIE SIMILI
L'epidemia influenzale stagionale, che , con
notevole precisione, arriva ogni invernoin buona parte dei paesi del mondo,
condivide la stagione favorevole con molti
altri virus ebatteri che possono manifestare gli stessi sintomi.
La stragrande maggioranza delle volte la
persona affetta ritiene di avere una influenzama di fatto ,
molto probabilmente, ha una sindrome somigliante ad essa
,
ma
non causata da virus influenzali ed è il caso di quando il paziente dice" mi sono vaccinato ed ho preso
lo stesso l'influenza oppure il vaccino
mi
ha trasmesso l'influenza " mentre la colpa è dovuta ad altre cause.
Non dimentichiamo anche che l'efficacia
reale del vaccino contro la vera influenza è stimatatra l'80 ed il 90 % ,
perciò
resta una percentuale del 20-10% di persone che,
pur vaccinate, non sono totalmente protette verso quseta
infezione.
COME SI CURA L' INFLUENZA?
L'influenza nel soggetto sano è una malattia benigna che
nella maggioranza dei casi termina da sola in 4-5 giorni
anche
senza prendere farmaci
Come per tutte le sindromi febbrili acute sono importanti
soprattutto alcuni accorgimenti che attenuano la malattia e
riducono il rischio di complicazioni:
Riposo a letto il piùpossibile durante la fase febbrile
Bere 2 litri di liquidi al giorno
Astenersi da alcool e fumo
Evitare cibi " pesanti "; del resto la
malattia giàprovoca perdita dell'appetito
Usare antifebbrilisolo in caso di febbre alta > 38 °C e fastidiosa ,Si
ricorda che la febbre è una difesa dell'organismo
che serve a distruggere virus che sono labili alle
temperatura alte
Nei bambini è preferibile usare il
paracetamoplo ( " tachipirina ) nelle appropiate dosi in base al peso e negli
adulti
l'ac: acetil salicilico ( " aspirina,vivinc
,ecc " ) alle dosi di 300-600 mg ogni 8 orea stomaco pieno.
Da evitere assolutamete l'uso dei
cortisonicicon lo scopo di abbassare la febbre, essi abbassano le
difese immunitarie e
possono
favorire le complicazioni.
La somministrazione di polivitaminici non è di alcuna
utilità provata :l'episodio influenzale è troppo breve per causare defuicit
vitaminici.
Utile la vitamina C in dose di almeno 500 mg al giorno
Evitare antibiotici. L'influenza è una malattia virale e
non batterica e quindi totalmente insensibile ad essi.
Vanno usati solo in caso di complicazioni batteriche,
accertate dal medico.
LA VACCINAZIONE
La vaccinazione antiinfluenzale è il metodo
più efficace e sicuroper prevenire la malattia e le sue complicazioni.
Data la brevità della protezione e la variabilità dei
virus è necessario ripeterla ogni anno.
Molta discussione viene fatta sui vaccini: una diffusa
credenza di inefficacia o pericolosità di provocare malattie
come
l'autismo.
Di fatto vi sono elementi che possono creare scetticismo
:
.* il vaccino conferisce una immunità breve ( 6-8 mesi )
*i virus cambiano ogni anno
* l'efficacia assoluta dei vaccini è limitata
per cui è possibile che si prenda lo stesso l'influenza o
ci si ammali, come già detto per una sindrome
che assomiglia alla vera influenza.
FALSI
VACCINI
Sono in circolazione ed in vendita in farmacie ed
internet , vari preparati
per la " prevenzione!" dell'infkuenza inclusi " vaccini omeopatici " .
Non esiste alcuna prova scientifica sulla loro efficacia.
CHI DEVE VACCINARSI ?
1.Tutti coloro che hanno età pari o superiore a 65 anni
2. Bambini di età superiore ai 6 mesi ,ragazzi,ed adulti
affetti da :
malattie croniche e tumori
3. Donne che all'inizio della stagione epidemica si
trovino nel II e III trimestre di gravidanza
4. Individui di qualunque età riceverati presso strutture
per lungodegenti
5.Medici e personale sanitario di assistenza
6. Familiari a contatto con soggetti a rischio
7. Soggetti addetti a servizi pubblici di primario
interesse collettivo
Per
tutti gli individui citati il vaccino è gratuito.
Possono scegliere di vaccinarsi contro l'influenza
tutte le persone che desiderino evitare la malattia , per
varie motivazioni
( timore della malattia, viaggi, lavoro, ecc) .
In tal caso il vaccinio non è gratuito ed è
disponibile
presso le farmacie.
SOMMINISTRAZIONE SIMULTANEA DI PIU' VACCINI
Il vaccino antinfluenzale non interferisce con altri
vaccinii
Negli adulti ad alto rischiodi complicazioni e negli anzianianzi la vaccinazione antinfluenzale
è l'occasione
opportuna per somminisrtrare contemporaneamente il
vaccino antipneumococcico , per prevenire la polmonite.
REAZIONI INDESIDERATE
I vaccini antinfluenzali contengono solo virus inattivati
o parti di questi,
pertanto non possono essere responsabili di infezioni.
Per questo motivo, come già dettose dovessero comparire infezioni respiratorie
e sindromicon sintomatologie simili a quelle dell'influenza,
la causa è da imputare ad altri agenti batterici e
virali.
IL MEDICO ED I SUOI ASSISTITI
I medici di famiglia ed i pediatri hanno un ruolo
fondamentale sulla protezione
dei cittadini.
E' importanteche essi non si limitino avaccinare chi glielochiede o ad indirizzare al centro vaccinale, ma piuttosto,
a partire da settembre a fare un offerta
attiva
della vaccinazione perchè è
necessario raggiungere coperture elevateper ottenere il massimo beneficio-
Gli obiettivi di copertura sono il 75%minimo ed il 90% ottimale.